Note di regia di “Francesca da Rimini”.
Tragedia a vapore stravesata, o bizzarria comica scritta da Antonio Petito.
Trattasi di una farsa comica in prosa e musica, da noi liberamente adattata ed ambientata ad inizio ‘900. Lo spettacolo risulta brioso, coinvolgente, corale, divertente, dai toni crescenti. In letteratura ed anche in teatro, tra l’800 ed il ‘900 furono numerose le rielaborazioni sulla tragica storia di adulterio, gelosia e vendetta, riguardante Paolo e Francesca, quelle di Bucchi, Pellico, D’Annunzio per la Duse, Crawford-Schwob e per Sarah Bernhardt, ne fu tratta un’opera lirica di Mercadante, un famoso balletto di Ciaikowski. Ma solo con Petito, rivoluzionando il modo di fare teatro, abbattendo forse per primo la quarta parete, la tragedia diventò farsa, parodia. La rozzezza testuale, e talvolta la volgarità dei termini equivocati, sono socialmente e storicamente significativi di una civiltà vivace, insieme urbana e campagnola, colta e incolta, aristocratica, borghese e popolare. Contraddizioni che Petito viveva e che condizionavano sicuramente il suo modo di fare teatro. La parodia è anche uno spaccato sulla vita degli attori, cantanti, ballerine, che tentavano di sbarcare il lunario, attraverso scritture e lavori non sempre gratificanti. Questo aspetto si evince soprattutto nel primo atto, mentre nel secondo invece, viene fuori la vera e propria farsa, il tentativo a volte esilarante di rimediare ad una serata ormai compromessa. Lo spettacolo, che originariamente era composto di un solo atto, è stato nel tempo adattato e riscritto in due atti, dando così modo alla drammaturgia moderna, di renderlo più fruibile, considerando alcuni termini arcaici e non sempre corretti che l’autore, semianalfabeta, aveva inizialmente utilizzato nella scrittura originale.
Farsa comica dunque, dove i personaggi sono veraci, popolari e talvolta espressione di una genuina trivialità tipica degli attori di farse, per lo più ignoranti, senza cultura teatrale, ma consapevoli di avere dei limiti, di fare teatro spesso più per sopravvivenza che per passione: “nuie po’ che ne sapimme, nuie facimme quatte farzulelle e ghiamme annanze, ‘o teatro serio, chillo overo, è chisto, ‘a ggente vò stà rrobba ccà, ‘o teatro nuoste è fernuto!”. La Compagnia ancora una volta mette in scena un testo teatrale che rappresenta la vita degli attori e un pezzo della nostra storia, al pubblico l’ardua sentenza. Buon divertimento
Angelo Germoglio
Personaggi ed Interpreti
Ottavio Vocione
Antonio Perfetto
La Signora Francese
Caterina Balestriere
Don Ciccio, ‘o schiattamuorte
Gianni De Simone
Salvatore
Angelo Germoglio
Matilde Pennacchio
Flavia Pappalepore
Facchino
Umberto Martellotta
Signore Borghese
Rosario D’Addio
Donna Rosa
Sistilia Medici
Perla, terza sorella
Roberta Carotenuto
Gennaro rattosi, impresario
Elio Russo
Don Anselmo
Antonio Pignalosa
Violinista
Enzo Morazio
Delegato
Adriano De Luca
Saverio, gendarme
Alfredo Russo
Menecuccio
Danilo Avella
Vera, seconda sorella
Rosy Pignalosa
Clotilde, prima sorella
Carol Auxilia
Maestro di musica
Maurizio De Simone
REGIA
Angelo Germoglio e Tina Bianco